Messner Mountain Movie

Film di e su Reinhold Messner

Nei film di Reinhold Messner non trovate buoni consigli o messaggi con una morale. Essi mostrano invece come l'uomo reagisce a contatto con la natura selvaggia in situazioni di estremo pericolo e ridotto al ruolo di un personaggio secondario, perché il personaggio protagonista indiscusso è la montagna

True stories: tra fiction e documentario

Nel mio ruolo di storyteller parto da questa premessa: le storie vissute sono più coinvolgenti di quelle inventate. Semplicemente perché dal punto di vista emozionale la finzione non sarà mai all'altezza della realtà, soprattutto quando la storia che intendo raccontare non si svolge nella realtà urbana, ma in quella che chiamiamo natura selvaggia. In un mondo globalizzato e sempre più caotico, tuttavia, una storia basata sui fatti può dare sicurezza solo se riproduce il piu possibile il mondo reale.

 

È ovvio che una storia narrata, per quanti fatti reali vi si possano inserire, rappresenta la mia percezione del mondo e non tutta la “verità” che, del resto, vediamo sullo schermo tanto poco quanto il „bene“ o il „male“. L'arte consiste nel creare delle forti emozioni che consentano agli spettatori di sentirsi parte della storia cui stanno assistendo. In breve, si tratta di mettere insieme fatti reali e arte.

 

Ma perché allora è tanto difficile girare un vero film di montagna? Dopo chilometri di pellicola ho capito che per farlo bisogna essere veramente liberi, liberi dai produttori, dal pubblico, ma anche da contenuti, condizioni e contratti, che sono i peggiori nemici di un film. Bastano un cameraman, un tecnico del suono e ciak! si gira, con due o tre attori davanti alla cinepresa e lontano dalla confusione, su un sentiero tra i campi piuttosto che su una strada asfaltata, o in parete. La cinepresa dovrebbe evitare di essere più furba delle nuvole, della nebbia e della luce del sole. C'è solo una regola: „Lascia che le cose vengano a te e non usare trucchetti, punta la cinepresa sul motivo e muovila il meno possibile, non metterti a zoomare e a fare cambi di inquadratura perché se non sei uno scalatore eccellente o un esploratore estremo, non ne verrà fuori nulla di buono. In montagna, chi cede alla tentazione di fare il furbo, rischia di non catturare la speciale atmosfera del luogo!“

È come scalare una montagna, un miscuglio di euforia ed angoscia che sale dentro di te; ed è proprio questo che si tratta di catturare.

Entrambe queste emozioni le possiamo vivere solo all'aperto, lontano dagli studi di registrazione e da ogni pianificazione. Prima l'euforia dell'inizio, poi la fatica estrema e la tensione che aumenta, quando piano piano capisci quanto sia facile essere travolti da una valanga, cadere in un crepaccio o essere colpiti da un seracco. Con un po' di fortuna tutto finisce bene, ma la tensione rimane, è sempre presente e aumenta per ognuno di noi, davanti, dietro o accanto alla cinepresa. Non appena si raggiunge la cima o si decide di tornare a valle, ecco che la tensione si allenta, tutto cambia. Raramente un team di cineasti professionisti è riuscito a catturare qualcosa di tutte queste sensazioni, perché, per una troupe cinematografica abituata a girare in studio, là fuori è tutto nuovo e semplicemente non sa cosa cercare e si limita a filmare ciò che vede, ma ciò che vede non è identico a ciò che noi, uomini della montagna, sentiamo. Ma sono solo le sensazioni, infine, che hanno il potere di far apparire vere le immagini sullo schermo.  

Non è neppure importante che tutto ciò che si vede sullo schermo sia successo esattamente così. Ma i dati di base e le emozioni, quelli devono essere autentici, perché solo dentro di essi si nascondono un nucleo di verità e un impatto emotivo durevole.

Le storie inventate creano un'altra realtà ma di solito si distaccano troppo dai fatti. Lo stupore che si prova al cinema in genere svanisce quasi subito. Dai miei primi due lavori di regia „Still alive“ e „La montagna sacra“ ho imparato che le riprese non debbono seguire alla lettera il copione, visto che  comunque circa un terzo delle scene non si può realizzare alla lettera. Le condizioni atmosferiche,I pericoli o gli ambienti selvaggi non si possono sottomettere alle regole della regia! Mentre invece un terzo di quelle emozioni che sono in grado di narrarci veramente una storia, ci viene per così dire „regalato“durante le riprese, come per esempio, una particolare sfumatura della luce, una mossa sbagliata davanti alla cinepresa in azione, due persone che non c'entrano niente al margine del sentiero. Per questo ho imparato a modificare continuamente il film nella mia testa, in modo che dall'avventura della produzione, dalla storia narrata esca infine veramente la „true story.”

RIFLESSIONI

„Per me sono fondamentali il dialogo, la storia comune, l'eredità culturale dell'alpinismo, assumere un ruolo di mediazione tra il grande pubblico e la montagna. Il viaggiatore solitario si trasforma in un compagno di viaggio.“

Reinhold Messner

Film Reinhold Messner